(Rende 14.12.2020)- Alberto Ventura,
Direttore del Laboratorio del Mediterraneo Islamico dell'Università della
Calabria, ha tenuto una lezione su “La cultura dell’altro. Conoscere gli
Islam” durante il Master in Intelligence dell'Università della Calabria diretto
da Mario Caligiuri. Ventura ha esordito sostenendo che l'Islam è uno dei temi
più caldi per la sicurezza sia in Italia che in Europa ed anche nello stesso
mondo musulmano. L’universo islamico - ha affermato - spesso viene raccontato e
rappresentato in maniera superficiale dai media e compreso in modo impreciso
dai rappresentanti delle Istituzioni. Appunto per questo l' intelligence ha una
funzione fondamentale. Infatti, l’ Islam è un fenomeno complesso che va
inquadrato innanzi tutto dal punto di vista storico e culturale. Ha quindi
fatto una sostanziale differenza tra Islam e Islamismo. L’Islam è una religione
che ha creato una comune visione del mondo mentre l’islamismo è una ideologia
politica che si concentra sugli aspetti secolari e mondani, in cui la
dimensione religiosa è usata in maniera strumentale.
Nella storia dell’Islam - ha sostenuto -ci
sono sempre stati fenomeni di rigorismo ma fino al XVIII secolo sono stati
emarginati rapidamente.
È con Hibn Abd al-Wahhab che si rivendica
la necessità di una riforma profonda del mondo islamico sulla base di una
lettura intransigente del Corano (la parola di Allah) e della Sunnah (gli
insegnamenti del Profeta). Al-Wahhab per le sue idee fu scacciato anche dalla
sua famiglia ma trovò ricovero presso l’emiro Ibn Sa’ud , capostipite della
dinastia Saudita, che nel 1744 riuscì a legare la visione rigida della
religione islamica con un progetto politico di espansionismo, occupando la
Mecca e Medina, le due città Sante dell’Islam. Le alleanze prima con il Regno
Unito e poi con gli Stati Uniti ma sopratutto la scoperta del petrolio segnano
l'ascesa della dinastia saudita.
Sopratutto dopo la seconda Guerra
Mondiale, la politica e la visione dell’Arabia Saudita sono state criticate
costantemente, perché era rigida ed intransigente sul piano interno ma a
livello internazionale veniva accusata di praticare una politica spericolata,
con le speculazioni finanziarie e l’alleanza con gli Stati Uniti, il nemico
principale.
Negli anni Novanta si assiste ad un cambio
di strategia del fondamentalismo, preceduto da due avvenimenti che si
verificano sul finire degli anni settanta: ilritorno a Teheran dell’ayatollah
Khomeini e l'invasione dell’Afganistan da parte dell’Unione Sovietica.
Negli anni novanta con Osama Bin Laden (Saudita)
e Ayman al- Zawahiri (Egiziano), il fondamentalismo islamico cambia volto con
la creazione della narrazione del nemico lontano e la cultura del martirio. Il
loro primo obiettivo è l’abbattimento, nei loro Paesi, dei regimi che
considerano moderati.
Gli attentati dell’11 settembre,nel 2001,
hanno un effetto mediatico straordinario ma le grandi opinioni pubbliche
islamiche rimangono tiepide rispetto alle rivendicazioni di Al Quaeda.
Inizia, successivamente, in alcuni Paesi
arabi il periodo delle “Primavere Arabe” ma non si ottiene quasi dovunque m
l’effetto sperato, soprattutto in Siria ed in Egitto.
Nel 2014 si assiste alla nascita del
Califfato in una moschea dell’Iran.
L’obiettivo principale del Califfato è
quello di combattere l'Occidente, conla sua cultura e la sua storia. La
politica dell’Isis è quella di fomentare gli attentati e quindi appropriarsene,
rivendicandoli.
Ventura ha poi spiegato le ragioni per le
quali in Italia fino ad oggi non abbiamo avuto una forte manifestazione del
terrorismo Islamico.
La prima consiste nel fatto che l’Italia
ha conosciuto una migrazione islamica in tempi molto più recenti rispetto ai
grandi imperi coloniali come la Francia e la Gran Bretagna, oppure la Germania,
che ha aperto, in modo selettivo, i propri confini dapprima ai Turchi e poi ai
Siriani.
La seconda ragione sta nel fatto che
l’Italia viene vista come la “Terra della Tregua”. Infatti, secondo una
concezione generale di teoria politica islamica medievale il mondo viene diviso
in due aree: la “Casa dell’Islam” dove vigono le regole della religione dettate
dal Corano e la “Casa della Guerra” che è tutto il resto del mondo. Inoltre c'è
anche la "Casa della Tregua”, nella quale si può includere l'Italia, sia
per la sua politica coloniale di breve durata, sia per il carattere strategico
della sua posizione geografica ma anche per la cultura inclusiva del nostro
Paese da sempre terra di invasioni e di immigrazioni.
La terza ragione risiede nel fatto che
abbiamo vissuto la stagione del terrorismo interno negli anni settanta, che ha
permesso al nostro sistema di creare norme giuridiche e specializzazioni sia
nell’ambito della magistratura che nelle forze di polizia per contrastare il
fenomeno del terrorismo.
Ventura ha poi compiuto l’analisi di
alcuni profili di terroristi per capire se è possibile trarre delle leggi
generali dalle singole biografie ma ha ribadito che ognuna di esse rimane unica
nella sua storia.
Ha poi parlato del fenomeno dei mimetisti
jihadisti, che cercano di rientrare nella normalità per sfuggire ai controlli.
Ed ha fatto riferimento anche al fenomeno dei convertiti all’Islam “radicale”,
che in Italia rispetto agli altri Paesi non è un numero eccessivamente
preoccupante.
Le conversioni avvengono normalmente per
due ragioni: motivi razionali legati ad ideologie o motivi sentimentali
derivanti dai rapporti personali.
Infine il professore ha parlato del
carcere, che è il luogo in cui le radicalizzazioni avvengono più rapidamente. I
detenuti musulmani in Italia sono circa 11mila e di questi circa cinquecento
sono attenzionati dall’autorità giudiziaria e circa la metà sono ad alto
rischio, ricordando che queste classificazioni sono controverse